Avrei dovuto postare questo articolo:
http://blog.pmi.it/24/01/2008/il-telelavoro-secondo-la-legge-a-meta-strada-tra-datore-e-dipendente/
come “idee opportune” o “idee inopportune”, ma mi ha provocato delle riflessioni che vorrei condividere.
http://blog.pmi.it/24/01/2008/il-telelavoro-secondo-la-legge-a-meta-strada-tra-datore-e-dipendente/
come “idee opportune” o “idee inopportune”, ma mi ha provocato delle riflessioni che vorrei condividere.
Tra parentesi premetto che avrei dovuto postarlo come uno o l’altro a seconda di come si vuole vedere la posizione di un libero professionista come me di fronte al telelavoro dipendente. Se devo vederla da parte mia, questo articolo è certamente un’idea più che opportuna.
Infatti, se il telelavoro è un lavoro dipendente a tutti gli effetti, ma in una sede diversa e svolto grazie alle tecnologie informatiche, il confine tra una collaborazione esterna – per esempio con una casa editrice per la stesura periodica di testi – e lo stesso telelavoro dipendente diventa davvero labile; e in questo caso per un professionista come me non possono che esserci vantaggi: quanti possono permettersi di aprire una partita iva senza prima aver fatto nascere collaborazioni in giro? Quanti da dipendenti hanno interesse a passare alla libera professione? Quante case editrici o agenzie hanno interesse a fare un contratto a progetto per carichi di lavoro dai 50 ai 300 euro mensili? (e tante microcollaborazioni indispensabili per sopravvivere e crearsi “il giro di affari” si attestano su queste quantità di lavoro e di guadagno).
E quindi, se la distanza non è un motivo per non considerarsi un dipendente, come si deve porre un eventuale “datore di lavoro” di fronte a un correttore bozze (o un copy, o un redattore) che gli propone una collaborazione a distanza?
Dall’articolo:
Stando a ciò il telelavoro può essere soggetto a contratto part time o a tempo determinato. Ciò che è importante è che non vi siano sostanziali differenze, anche in termini di mole e impegno, tra il lavoro in loco e quello a distanza.
Insomma, il titolo del post è emblematico per questo: telelavoro dipendente, ma si possono davvero fare delle collaborazioni occasionali?
Mi pare una strada piuttosto accidentata. (e da professionista non mi dispiace del tutto: molta meno concorrenza!)
Link di riferimento:
http://blog.pmi.it/24/01/2008/il-telelavoro-secondo-la-legge-a-meta-strada-tra-datore-e-dipendente/
http://www.uil.it/pol_contrattuali/accordo_telelavoro2004.pdf
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ps: l'immagine è presa dal blog di Elvezio (http://mal-pertuis.blogspot.com/).
Se usandola ho violato qualche diritto... prendetevela con lui ;-)
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