Creativaconcc, copywriter freelance "pratica"

Il blog "creativaconcc" - selezione di notizie, idee e opportunità nel campo della scrittura - è un'iniziativa di Simona Cremonini, copywriter/editor/addetta stampa libera professionista.
Come creativaconcc (ovvero "creativa con conto corrente") sono costantemente disponibile per nuove collaborazioni con agenzie di comunicazione, case editrici, redazioni giornalistiche, enti, aziende, autori e professionisti nei campi della scrittura pubblicitaria, redazione testi, ufficio stampa, editing, correzione bozze, oppure per l'organizzazione di eventi letterari (festival, corsi, presentazioni).

Per preventivi potete visitare il sito personale oppure scrivermi a creativaconcc@simonacremonini.it


giovedì 23 gennaio 2014

[Alla lavagna] #CoglioneNo ma realista sì.


In questi giorni sto seguendo quanto sta succedendo su internet a proposito della campagna #CoglioneNo, cercando di capirne sia le dinamiche virali sia i contenuti.

Sì, perché aderisco con entusiasmo quando si tratta di ribadire che ognuno andrebbe pagato e andrebbe pagato il giusto per il lavoro che fa (e sono 7 anni che su questo blog cerco di capire insieme a chi mi legge quanto sia il giusto…), ma dall'altra parte non voglio smettere di essere critica su tutta la realtà in cui vivo e di cui vivo. Credo che un po' di autocritica ce la dobbiamo fare noi "creativi" e "freelance" in primis, perché "pur di" c'è un po' troppa gente che si presta a certe situazioni.

Da sempre sono convinta che l'esperienza vada fatta, e se serve anche gratis, ma se devo collaborare a titolo gratuito o fare uno stage intanto deve essere un'attività in cui effettivamente imparo quello che in futuro farò per essere pagata/o (non fare fotocopie…) e soprattutto che ci siano dei limiti che una/o si deve dare quando fa quelle esperienze. E parlo di limiti di tempo e denaro.

Ci resto male di fronte a chi mi dice che da anni sta tentando di lavorare scrivendo, ma non riesce.

Ci resto male quando qualcuno mi dice che da anni scrive per lo stesso giornale a 3 euro a pezzo. E non parlo dei due anni del tesserino, che uno può anche fare un sacrificio… Parlo di 8-10-12 anni. "Hai mai pensato di lasciar perdere?" mi viene da domandare. "Non avresti più soddisfazioni a farti un blog e a parlare di un argomento che interessa a te?" 

Ci resto male quando scopro che gente che scrive da anni e che ha 10-15 anni di esperienza ora inizieranno a pagarla… Mi è successo in questi giorni: e ovviamente mi chiedono "che cosa posso chiedere come compenso?", quando io dopo 7 anni di partita iva ancora valuto i preventivi caso per caso.

Ci resto male quando qualcuno pensa che con un corso di 6 lezioni pagate profumatamente poi potrà vivere scrivendo (come se i clienti e le collaborazioni piombassero dal cielo…).

Ci resto male che ci sia gente che può permettersi per anni di non lavorare, facendo finta di lavorare nel settore in cui vorrebbero lavorare, ma senza che sia effettivamente questo a dar loro da vivere… Sì, io penso che se uno è un professionista vada pagato per il lavoro che fa e che debba vivere di quello. E che non debbano esserci famiglie, nonne, amanti che lo mantengono mentre il mercato di questi lavori si affolla di figure che tengono il piede dentro la porta per non farla richiudere, ma che non ne fanno davvero parte.

Leggendo anche qualche commento sulla pagina Facebook di #CoglioneNo, credo che molti debbano farsi un esame di coscienza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si sceglie la strada umanistica si sa che non si avranno sbocchi, parlando anche del settore culturale in linea di massima. Ma lo si sceglie comunque per passione.
Personalmente ho dovuto abbinare, già durante l'università, un lavoro pragmatico che appunto mi desse e mi dia da vivere.

Tentando il binario parallelo delle collaborazioni e il sogno del tesserino da pubblicista, si scopre che il lavoro e gli sbocchi ci sarebbero anche, ma non sono mai retribuiti.
A parte che, coloro i quali hanno queste attività dei soldi li avranno anche investiti, altrimenti loro stessi come fanno a camparci? Ma per i "collaboratori" non ci sono mai. Quindi niente tesserino, è impossibile trovare qualcuno che paghi.

Tutto il resto è desolante, con pagamenti che non sono nemmeno da ritenere tali se il massimo sono pochi Euro a pezzo (tra l'altro, se ci sono, sono pure un'eccezione).
Parto dal presupposto che uno studente liceale che dà ripetizioni a un altro chiede almeno 10€ l'ora. Detto questo, detto tutto.

Purtroppo questo pseudomercato è vergognoso, ma continuerò ad esserci finché non ci saranno leggi che lo proibiscano (utopia pensare che le promulghino, certo). Quindi non resta che evitare da parte nostra di crearlo.
Se nessuno lavorasse gratis, questo pseudomercato si esaurirebbe da sé. Se non ci si svendesse, idem...

Anonimo ha detto...

Quando si sceglie la strada umanistica si sa che non si avranno sbocchi, parlando anche del settore culturale in linea di massima. Ma lo si sceglie comunque per passione. Personalmente ho dovuto abbinare, già durante l'università, un lavoro pragmatico che appunto mi dia da vivere.

Tentando il binario parallelo delle collaborazioni e il sogno del tesserino da pubblicista, si scopre che il lavoro e gli sbocchi ci sarebbero anche, ma non sono mai retribuiti.
A parte che, coloro i quali hanno queste attività dei soldi li avranno anche investiti, altrimenti loro stessi come fanno a camparci? Ma per i "collaboratori" non ci sono mai. Quindi niente tesserino, è impossibile trovare qualcuno che paghi.

Tutto il resto è desolante, con pagamenti che non sono nemmeno da ritenere tali se il massimo sono pochi Euro (tra l'altro, se ci sono, sono pure un'eccezione).
Parto dal presupposto che uno studente liceale che dà ripetizioni a un altro chiede almeno 10€ l'ora. Detto questo, detto tutto.

Purtroppo questo pseudomercato è vergognoso, ma continuerò ad esserci finché non ci saranno leggi che lo proibiscano (utopia pensare che le promulghino), quindi non resta che evitare da parte nostra di crearlo.
Se nessuno lavorasse gratis, questo pseudomercato si esaurirebbe da sé. Se non ci si svendesse, idem...