Un articolo uscito oggi sulla Gazzetta di Mantova mi dà lo spunto per affrontare un problema a cui in passato si è accennato, ma che forse non ho mai approfondito a dovere: molto spesso, anche quando ricevo email dai lettori, noto che gli aspiranti creativiconcc (definizione in cui da sempre sono ricompresi copy, addetti stampa giornalisti e tutti coloro che vogliono scrivere per mestiere) spesso sono confusi e tendono a non fare grandi distinzioni tra i diversi (tanti ma anche differenti) lavori in questo settore.
Fare l’addetto stampa o il comunicatore è diverso dal fare il giornalista, fare il copy pubblicitario è diverso dal fare il web editor: personalmente ho imparato, nel tempo e con l’esperienza, a destreggiarmi tra lavori di tipo diverso ma non è detto che tutti abbiano questa capacità (soprattutto con esiti di successo).
Il consiglio, quindi, è di definire il proprio ruolo, definire le proprie ambizioni e aspirazioni (per esempio le cose più interessanti a livello giornalistico probabilmente non potrete raccontarle da addetto stampa), definire le proprie capacità onde evitare un danno a se stessi (non verrete richiamati se avete fatto male un lavoro) o all’intera categoria (se tutti continuano a improvvisarsi copywriter seo o correttori bozze senza saperlo fare la percezione della qualità di un lavoro specialistico da parte degli eventuali committenti si abbassa).
Forse non è facile sapere dall’inizio cosa di preciso si vuole fare, ma uno sforzo per capirlo è indispensabile farlo. Che ne pensate?
Questo l’articolo che mi ha fatto partorire questo post (puro vetriolo, ci sarà da divertirsi a leggere i giornali e guardare i telegiornali locali in questi giorni!):
lunedì 13 febbraio 2012
[Alla lavagna] Definire il proprio ruolo
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1 commento:
Be', direi che quest'articolo riflette molto bene l'anomalia nazionale secondo la quale i giornalisti - manco fossero uno Giano bifronte - si scindono costantemente tra dovere di riportare la notizia e arbitrio di riportarla come "qualcun altro" vorrebbe. Con il rischio di annullare ogni distanza critica a se stessi e ai lettori, e di richiamare alla mente concetti poco graditi a noi cittadini come propaganda, demagogia e conflitto d'interessi. Penso che la settorialità dei saperi e la distinzione dei compiti siano "conditio sine qua non" per chi di lettura e scrittura vuole campare. Apprezzo quindi particolarmente il tuo post. Ampliando la riflessione, non solo il finanziamento di lobby (o poteri pubblici, come nell'articolo, peggio ancora...) ai media ma anche la stessa editoria a pagamento può essere fatta rientrare in questo assurdo calderone.
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