sabato 23 aprile 2011
[Risorsa] Libro: Giornalismo partecipativo
Non sono molte le occasioni per ripercorrere in modo compiuto e sistematico, e soprattutto con un occhio di vista italiano, il passaggio che il giornalismo sta vivendo nel confrontarsi con i contenuti spontanei generati dagli utenti su Internet, e questo saggio di Gennaro Carotenuto è l’occasione per farlo.
Ho conosciuto e ho avuto il piacere di collaborare con l’autore a Mantova a fine 2009, quando ho partecipato all’organizzazione di RintracciArti nell’edizione Carta Bianca che questo “laboratorio di comunità” ha dedicato all’informazione e al diritto di informarsi.
Carotenuto è certamente una di quelle persone che mi hanno involontariamente confermato che stavo facendo un buon lavoro sull’online e mi ha dato grande ispirazione anche nel periodo seguente.
Il suo libro, acquistato alla sua uscita ma ahimé letto solo in questo in giorni, dà modo di gettare uno sguardo oltre la quotidianità e porre le basi per un’analisi di quei problemi che vengono affrontati continuamente su questo blog – i famigerati 1,2,3 euro ad articolo e il loro rapporto con una qualità professionale – ma anche per una presa di coscienza su come il mondo dei media sta cambiando e su come anche noi professionisti dobbiamo affrontare l’attualità.
Titolo
Giornalismo partecipativo
Autore
Carotenuto Gennaro
Prezzo
€ 12,00
2009, 220 p., brossura
Editore
Nuovi Mondi
Descrizione:
La crisi etica ed economica della stampa è accelerata dalla presenza di Internet, il medium dove secondo tutti gli esperti prospererà l'informazione del futuro. I latifondisti mediatici ne hanno finora preso il peggio usando la Rete per precarizzare i giornalisti e omologare verso il basso le notizie. Ma fuori dai grandi media Internet è una rivoluzione. Da trent'anni offre sinapsi e tecnologia libera che democratizza l'informazione, rompe la concentrazione editoriale e fa circolare tra milioni di soggetti notizie non filtrate. Analizzando luci ed ombre, da ben prima dei blog, del web 2.0, dei social network, Facebook e Twitter, la Rete ha reso possibile un giornalismo diffuso e partecipativo, dal basso, ma non per questo meno verificabile. Se il giornalismo tradizionale si basa sulla cooptazione, il "giornalismo partecipativo" basa la propria autorevolezza sulla revisione tra pari propria della comunità scientifica e sulla comunicazione aperta. Siamo di fronte ad una erosione del latifondo mediatico e una Riforma agraria dell'informazione?
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